La Tubercolosi

Tanti artisti famosi, scrittori e musicisti – da Watteau a Chopin – sono morti di tubercolosi. La malattia ha un esordio tipicamente lento e insidioso, con debolezza, senso crescente di stanchezza mortale, mal di gola e un generale malessere con febbri intermittenti accompagnate da una costante tosse, secca e dolorosa, e da emorragie polmonari, articolazioni gonfie, distruzione della muscolatura e rapido calo di peso. Un medico romano del II secolo, Areteo, nel descrivere uno dei suoi pazienti affetto da tubercolosi dice che ha ‘le scapole come ali di uccello’.

In Keats la malattia seguì il suo prevedibile, tragico, corso. Una sera di febbraio nel 1820, tossì, sputò un po’ di sangue e poi dichiarò tranquillamente: ‘è sangue arterioso …il mio avviso di morte’. I bacilli a tubercolo nei suoi polmoni avevano indebolito il rivestimento di un’arteria. In seguito quella stessa notte ebbe un’emorragia grave. Aveva studiato medicina e dunque sapeva molto bene di che si trattava, e poi aveva assistito il fratello Tom negli stadi terminali della malattia.

Purtroppo le cure che si praticavano in quel periodo non facevano che acuire le sofferenze. Nei mesi successivi Keats passò ore e ore sul sofà, indebolito dalla dieta da fame prescritta dai dottori, sputando sangue e sottoponendosi a regolari ‘salassi’ praticatigli dal suo medico. A Roma il suo medico scozzese, il dottor James Clark, in principio prescrisse esercizio e salassi regolari, proibendogli di prendere il laudano come analgesico. Era infatti convinto, erroneamente, che il problema di Keats fosse allo stomaco, ma nel certificato autoptico era scritto che ‘entrambi i polmoni erano completamente consunti’.

La breve vita di Keats, al principio della rivoluzione industriale, segnò il primo picco nell’incidenza della tubercolosi polmonare, anche nota come tisi (parola greca per ‘devastazione’), consunzione, o ‘morte bianca’ (in parte per via della grave anemia che l’accompagnava). Fino alla metà degli anni Cinquanta dell’Ottocento non se ne capì la natura contagiosa e fu solo dopo la scoperta di farmaci efficaci, come la streptomicina, negli anni Quaranta del secolo successivo, che la malattia smise di avere un effetto tanto devastante sull’uomo.